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Ufficio del futuro: la fantascienza diventa realtà

 

 

La pandemia ha cambiato per sempre il nostro modo di lavorare?

Secondo alcuni esperti pare proprio di sì.

E, anzi, è solo l’inizio di una trasformazione digitale senza precedenti.

 

Per cominciare, lo smart working, diventerà la norma per molti lavoratori anche a fine pandemia.

Si è visto infatti che le videoconferenze su Skype, Google Meet, Zoom o Messenger Rooms sopperiscono in buona parte al bisogno di scambio di informazioni e alle riunioni con capi e colleghi vicini e lontani.

Infatti, in alcune interviste, ho sentito dichiarare da alcuni imprenditori che i viaggi per lavoro diminuiranno sensibilmente. Un gran vantaggio per l’ambiente e per il tempo risparmiato, meno per gli hotel e per chi opera nel settore congressuale.

 

Ma non è tutto. Il mondo della realtà virtuale si sta già attivando per produrre delle soluzioni lavorative ancora più immersive.

 

Ricordi la differenza tra realtà virtuale e realtà aumentata?

 

La realtà virtuale (VR) è un ambiente virtuale immersivo a cui si accede attraverso un casco o un visore.

Può essere un gioco, un ambiente condiviso in cui incontrarsi per scopi più disparati, musei, monumenti, città, ecc..

 

La realtà aumentata (AR) ci permette, attraverso l’uso di strumenti, quali ad esempio occhiali trasparenti o head-up display sul parabrezza dell’auto, di percepire la realtà in cui viviamo, ma arricchita da informazioni digitali utili.

Ad esempio, possiamo vedere i nomi delle strade o altre informazioni sui luoghi o gli oggetti che stiamo osservando, informazioni sulla nostra attività motoria o sul mezzo di trasporto nel quale siamo, i nostri parametri vitali, ambienti arredati, modifiche al nostro aspetto o abbigliamento.

 

Tornando alla realtà VR, Oculus, azienda leader del settore, ha appena lanciato due applicazioni, Immersed e Spatial, volte proprio a questo.

La prima ricrea uno spazio digitale privo di distrazioni in cui è possibile avere fino a 5 schermi di lavoro, condivisibili con gli altri operatori dell’ufficio.

La seconda, invece, propone un vero e proprio ambiente lavorativo virtuale da condividere con i colleghi, come se ci si trovasse nella stessa stanza. Questo permette di sopperire ad alcuni limiti delle videoconferenze, quali ad esempio indicare le persone o chiedere a qualcuno di avvicinarsi per mostrare qualcosa, oltre che, di non essere più dipendenti dagli oggetti fisici del nostro ufficio, perché sarà sufficiente indossare il visore per accedere da qualsiasi luogo al nostro spazio lavorativo virtuale.

 

Recentemente Bosworth, il capo del settore AR e VR di Facebook, ha condiviso su Twitter un filmato che mostra una piattaforma immersiva da lui utilizzata in ufficio.

Si tratta del prototipo di un casco che permette di utilizzare una mixed reality (cioè realtà aumentata e virtuale insieme) attraverso la quale è possibile vedere e interagire contemporaneamente sia con la realtà fisica che con l’ambiente virtuale.

 

Sembra fantascienza? Può darsi.

Tuttavia, credo che non mancherà molto tempo prima che il lavoro di ufficio sia organizzato in tal senso. La tecnologia procede rapidamente e se paragoniamo le innovazioni tecnologiche di 15 anni fa a quelle odierne ci rendiamo conto di quanto questo mondo avanzi a passi da gigante.

 

Sara Chessa

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